VENUS VERTICORDIA di Dante Gabriel Rossetti. Estratti da "Il sogno italiano dei Preraffaeliti inglesi" e "Vedere il Bello. Mimesi e piacere estetico" di Beniamino Vizzini


Dante Gabriel Rossetti, Venere Verticordia, 1864-1868
particolare dell'olio su tela, cm 81,3x68
Collezione Russell-Cotes
Art Gallery & Museum
Bournemouth, Contea di Dorset, Inghilterra
intervento grafico : Marianna Montaruli LCDARTE 2022

 

Da "Il sogno italiano dei Preraffaeliti inglesi" di Beniamino Vizzini :

"... In principio del movimento artistico denominato Aesthetic Movement sta la fondazione della PRB (Pre-Raphaelite-Brotherhood) o, della Confraternita Preraffaelita nel 1848, ad opera di un italiano, Dante Gabriel Rossetti, nato a Londra il 12 maggio 1828, figlio di un poeta e critico letterario italiano, Gabriele Rossetti, originario di Vasto in provincia di Chieti, perseguitato politico e patriota rifugiatosi a Londra, per attività clandestina nella Carboneria, insieme ad Ugo Foscolo e a Giuseppe Mazzini, sposato con una benestante dama britannica Frances Polidori figlia, anche lei, d’uno scrittore ed editore italiano, Gaetano Polidori, originario di Bientina, attualmente in provincia di Pisa, e di Anna Maria Pierce, una governante inglese. Non bisogna stupirsi affatto se all’origine d’una straordinaria impresa artistica, dalla quale scaturiscono le sorgenti inesauribili di tutta la pittura britannica dell’età vittoriana, vi sia proprio il culto dello spirito proto-umanistico ed umanistico sorto, per la prima volta, con l’apparizione stessa in Europa della lingua, della letteratura e dell’arte italiane fra Trecento e Quattrocento, ricompreso nella consacrazione stessa del suo proprio nome, da parte del pittore e poeta italo-britannico, nato Gabriel Charles Dante Rossetti, al nome-simbolo del padre della letteratura e dell’identità italiana.

Non ci deve stupire perché, in effetti, durante tutto l’Ottocento l’Inghilterra nutrì per l’Italia una vera e propria passione; e l’Italia fu per l’Inghilterra non una semplice penisola del mediterraneo ma il riferimento a un modello esemplare di civiltà verso cui guardare per non smettere mai di educarsi al gusto, ai valori e alla bellezza del vivere. L’adorazione degli inglesi per l’arte, la letteratura e la storia italiana non era una novità, al punto che l’Italia era diventata sinonimo di cultura, quando nel XIX secolo ad alimentare, ancor più, questa fiamma nei confronti della nostra penisola, venne ad aggiungersi anche l’adesione alla causa nazionale italiana.

La cultura romantica aveva poi chiuso il cerchio, trasformando l’Italia in uno spazio utopico-immaginario in cui gli inglesi potevano dar libero sfogo a emozioni e desideri, e le narrazioni letterarie e storiche della penisola diedero adito a una confusione tra invenzione romantica e rigore filologico che, in arte, scompaginò i confini tra la dittatura della fantasia ed il richiamo imperativo al realismo.

Nella Gran Bretagna dell’Ottocento, cioè nel cuore stesso della catastrofe di un mondo come quello agropastorale della tradizione, in cui la modernità avanzava al suono della marcia trionfale della seconda rivoluzione industriale e dell’imperialismo da lì a poco condannata, nel secolo successivo in Europa, a passare attraverso due guerre mondiali pur di distruggere gli ultimi residui ancora in vita del passato, sorgeva un imponente movimento di artisti, scultori e pittori, che orientavano la loro ricerca estetica verso il passato rivolgendosi ad esso proprio con l’iniziazione al culto dell’Italia.

Il sogno italiano dei preraffaeliti inglesi fu, dunque, quello di ricostituire, nella purezza assoluta della sfera estetica, la mimesi visionaria di un mondo dell’anima che non sarebbe esistito da nessun’altra parte se non nel vagheggiamento struggente dell’Italia come la terra dove civiltà classica e medioevo, rivissuto attraverso il filtro umanistico della cultura italiana, avevano trovato il proprio luogo d’elezione".



Da "Vedere il Bello. Mimesi e piacere estetico" di Beniamino Vizzini :

"... Piacere, in verità, tragico, e non sembri un ossimoro, come fu sicuramente tragico per i Preraffaeliti e i loro seguaci, perché è una sofferenza cercare la bellezza in un mondo che la rifiuta. Fu, quella dei Preraffaeliti e dei pittori vittoriani, una generazione di artisti che morì con la disperazione nel cuore per gli esiti futuri dell’arte che, alla svolta del nuovo secolo, per la prima volta nella sua storia, negava le qualità stesse del suo essere “bella” per il suo opposto: assurda, dissociata, dissonante, oscena.

“Non vedo altro che fango all’orizzonte” confidava George Frederic Watts alcuni mesi prima di morire nel 1904, quando Rossetti era già prematuramente scomparso minato dalla nevrosi e dalle droghe. In un mondo il cui futuro avrebbe indotto la civiltà europea a correre verso la propria autodistruzione, convertendosi in barbarie, meglio ispirarsi al passato, alla grande pittura italiana – Botticelli e Mantegna, Giorgione e Tiziano – alla sua qualità eminentemente poetica, lirica, che trascende la realtà e alla sua potenza illusionistica, alla magia dei suoi effetti che danno una suggestione, una emozione spirituale di incomparabile estasi.

Liberare la manualità spontanea della pittura dagli schemi di un’intelligenza accademica, che aveva congelato in canoni astratti e dogmatici le invenzioni creative del genio di Raffaello, costituì l’intento programmatico da cui ebbe origine la Confraternita dei Preraffaeliti, con la quale prese avvio il lungo corso di tutto quanto il Movimento Estetico dell’arte inglese in età vittoriana".

(i due estratti qui pubblicati sono apparsi sulla rivista Tracce Cahiers d'Art e sul giornale americano La Voce di New York). 





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