Firenze, Gallerie degli Uffizi. Un capolavoro del '500 ritrovato. L'ENIGMA DI OMERO del maestro bolognese BARTOLOMEO PASSEROTTI (1529-1592) • Libere Corrispondenze d'Arte


CORRESPONDANCES LIBRES DE L'ART

• Février 2021. En Italie à Florence Les Galeries des Offices ont trouvé et acheté un tableau du XVIe siècle, considéré comme perdu depuis des siècles. C'est l'énigme d'Homère, du maître bolognais Bartolomeo Passerotti (1529-1592). L'œuvre sera prochainement exposée dans les nouvelles salles dédiées à la peinture du XVIe siècle, qui seront bientôt ouvertes. L'énigme d'Homère, qui a disparu du radar des savants et des historiens de l'art, était connue exclusivement à travers les descriptions de certaines sources historiques et de certains dessins préparatoires et d'après.

• Febbraio 2021. Firenze, Le Gallerie degli Uffizi hanno ritrovato e acquistato un dipinto del Cinquecento, da secoli ritenuto perduto. Si tratta dell’ENIGMA DI OMERO, del maestro bolognese BARTOLOMEO PASSEROTTI (1529-1592). Presto l’opera verrà esposta nelle nuove sale dedicate alla pittura del XVI secolo, di prossima apertura. L’enigma di Omero, scomparso dai radar degli studiosi e degli storici dell’arte, era noto esclusivamente attraverso le descrizioni di alcune fonti storiche e alcuni disegni preparatori e d’après.

IL SOGGETTO DELL’ENIGMA. La scelta del tema rientra nella fortuna del mito omerico nella seconda metà del Cinquecento, testimoniata da grandi cicli di affreschi come quello di Giorgio Vasari e Giovanni Stradano in Palazzo Vecchio a Firenze, o ancora dalla decorazione di Pellegrino Tibaldi in Palazzo Poggi a Bologna. L’episodio dell’enigma di Omero, più raro rispetto alle scene tratte dall’Iliade e dall’Odissea, è riportato nelle edizioni in greco della Vita Homeri dello Pseudo-Plutarco, più volte stampate nel corso del Cinquecento.

Vi si narra che Omero, mentre si trovava sull’isola di Ios, sedendo su una roccia in riva al mare vide arrivare una nave di pescatori, cui chiese se avessero fatto buona pesca. Gli uomini, che non avevano pescato nulla ed erano intenti a spidocchiarsi, risposero con questo enigma: “Quel che abbiamo preso, lo abbiamo lasciato, quel che non abbiamo preso, lo abbiamo tenuto” (ὅσσ’ ἕλομεν λιπόμεσθ’, / ὅσσ’ ούχ ἔλομεν φερόμεσθα). La risposta all’indovinello era: i pidocchi, alludendo da una parte a quelli che erano riusciti ad eliminare e gettare in mare, dall’altra a quelli che non erano riusciti a togliere e portavano ancora addosso. Secondo il racconto dello Pseudo-Plutarco, Omero si arrovellò a tal punto sull’indovinello, senza venirne a capo, che ne morì.

L’opera è stata presentata il 18 Febbraio 2021 nell’Auditorium Vasari del museo – insieme a un libro monografico ad essa dedicato e pubblicato dagli Uffizi – da Eike Schmidt, direttore delle Gallerie, Daniele Benati, professore ordinario di Storia dell’arte moderna e Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Storici Artistici dell’ateneo bolognese, e dagli autori; all’iniziativa hanno preso parte anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e l’assessore regionale alla Cultura dell’Emilia Romagna Mauro Felicori.

L’ARTISTA. Bartolomeo Passerotti (Bologna, 1529-1592) si formò tra Bologna e Roma, dapprima al seguito di Iacopo Barozzi detto il Vignola, poi con il coetaneo Taddeo Zuccari. Nell’Urbe approfondì il disegno dall’antico e si perfezionò nelle incisioni ad acquaforte. Rientrato stabilmente a Bologna prima del 1560, si dedicò all’esecuzione di grandi pale d’altare in cui elementi della pittura nordica si univano a caratteri di stile tipici del Manierismo romano e, soprattutto, delle opere modenesi del Correggio. Particolarmente celebre fu la sua attività di ritrattista, che gli valse numerose commissioni da parte dei personaggi celebri e influenti. Gli interessi naturalistici del Passerotti e lo studio assiduo dal vero, stimolato dall’amicizia col celebre botanico e entomologo Ulisse Aldrovandi, fecero dell’artista una figura fondamentale per la formazione dei Carracci e per la nascita della grande pittura bolognese della fine del Cinquecento e dell’inizio del Seicento.
Le Gallerie degli Uffizi, Firenze

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